domenica 28 luglio 2024

John Fante: “Chiedi alla polvere” (Ask the dust, 1939)

 
                                    

Chiedi alla polvere che senso ha questa vita… quante batoste bisogna prendere prima di poterla chiamare Vita. Chiedi alla polvere che ne sarà delle mie fantasie di grandezza… se c’è del talento in quella che mi sembra formidabile scrittura o se questo mio dannato desiderio di scrivere sia soltanto vanagloria. Chiedi alla polvere quanta solitudine devo masticare prima di trovare qualcuno che la rompa… e se poi quando il sentimento sembra finalmente corrisposto non sia altro che una mera illusione, la somma di due solitudini. Chiedi alla polvere se il mio sguardo da giovane uomo può avere la stessa arroganza e il senso di sconfitta di quella di un vecchio… se i miei tentativi di essere divertente non siano nient’altro che patetiche cadute nel grottesco. Chiedi alla polvere se questo raggio di sole che scalda ogni angolo della città è uguale per tutti o ci sono pelli che non ne hanno diritto… come la mia che sono uno straniero… quante volte dovrò battere le strade della città degli Angeli prima di non essere più considerato uno straniero. Chiedi alla polvere perché la polvere sa tutto. Polvere siamo e polvere torneremo. Ogni granello scende giù come pulviscolo. Le nostre esistenze che si accatastano. L’accatastarsi della Storia. Basta un soffio di vento a buttare giù tutto. Ad alzare, a sospendere il polverone… a stravolgere il movimento… e questo movimento… è danza. A guardare tutto con sguardo attento e sconvolto è Arturo Bandini, alter ego dello scrittore John Fante, dalle chiare origini italiane, abruzzesi, che si trasferisce a Los Angeles durante gli anni della Grande Depressione per provare a vivere con la sua scrittura, per provare a scrivere… il suo futuro… così giovane, così piccolo in una grande città, fatta di vento, sabbia e arance, che lo costringe a fare i conti con tutta la sua umiltà e inadeguatezza. I rapporti umani non sono il massimo, viene visto ancora come uno straniero per il suo cognome italiano. La solitudine costringe a inventarsi stratagemmi per non soccombere. Tira fuori il suo lato più arrogante scambiandolo per senso dell’ironia. In certi momenti non rimane che affidarsi a Dio o ai santi per racimolare qualche spicciolo. Cerca di trovare un sentimento dove sentimento non c’è. Così la seducente cameriera messicana, innamorata di un altro uomo, gli fa perdere facilmente la testa, ma, gli consente di scrivere il suo romanzo per un amore non corrisposto, che vivrà momenti esaltanti e passionali e, altri di frustrazione, per le loro origini e la loro povertà. I personaggi che, incontra durante il suo percorso, sono ammantati dallo stesso senso di solitudine che ricopre ogni individuo di una metropoli o sulla terra. La titolare dell’albergo in cui risiede (e che puntualmente Arturo non riesce a pagare) ancora legata nostalgicamente al marito che ha perso. Il suo vicino di stanza alcolizzato, veterano della grande guerra e intossicato dalle armi chimiche. Vera, una donna ebrea, abbandonata dal marito per un enorme cicatrice che deturpa il suo busto, che si innamora davvero di Arturo ma lui prova soltanto un profondo senso di empatia per la donna, può consolarla, nient’altro. Ogni personaggio compare, danza e scompare, come un granello di polvere o come la sabbia del deserto trasportata dal vento. Non rimane che un mucchietto invisibile. Siamo niente al cospetto del mondo, dell’universo, della vita, siamo polvere appunto, ma, anche la polvere ha una sua filosofia e questa vita ci può piacere ugualmente viverla… anche se amara. L’unica cosa che sembra andare bene è la scrittura. Per Arturo Bandini e soprattutto per John Fante. Durante tutto il suo periodo nella città degli Angeli i suoi racconti venivano pubblicati su delle riviste importanti dell’epoca, come la American Mercury (grazie al supporto del suo mentore Henry Louis Mencken) e lavorava come sceneggiatore per il cinema. “Chiedi alla polvere” uscito nel 1939 è un successo letterario che segue quello dell’anno precedente “Aspetta primavera, Bandini”. Considerato uno dei precursori della Beat Generetion per il suo stile realista, crudo e romantico insieme. Con una passione innata per il lato oscuro della vita… e nello scovare ogni punto debole dell’essenza umana che ne configura l’eterna inquietudine. Con lo scoppio della seconda mondiale,  però, le sue energie sono assorbite dal lavoro per i servizi d’informazione e i figli. Passano dei decenni prima che torni a scrivere ma con il fisico minato dal diabete. Soltanto la volontà e la passione di un giovane scrittore che si aggirava in maniera molesta per la stessa città, che si è battuto con tutte le sue forze perché venissero ripubblicate le sue opere, ha permesso che John Fante rivivesse nuovo splendore. Quel giovane scrittore era Charles Bukowski e considerava John Fante il suo maggiore ispiratore. Dopo “La confraternita dell’uva” (1977), grazie all’intervento di Bukowski, può finalmente uscire nel 1982 l’ultimo episodio della saga Bandini: “Sogni di Bunker Hill”, dettato alla moglie in punto di morte. Un nuovo nugolo di gloria arriva inaspettato dopo circa quaranta anni ma vola via immediato a causa della malattia che lo ha ormai logorato ponendo fine alla sua vita nel 1983. Il polverone alzato lo fa riscoprire anche in Italia negli anni novanta. Torricella Peligna, in provincia di Chieti, era la città da cui è partito il padre. Per noi adesso è la città di John. La nostra città.


                               


domenica 14 luglio 2024

Sister Rosetta Tharpe: La madrina del Rock and Roll

Per la rubrica: Archeologia musicale, un viaggio agli albori del rock and roll, attraverso il profilo di una musicista che ha delineato i tratti principali di questo genere. 




Il fascino di un paese come gli Stati Uniti d'America è dovuto fondamentalmente all'aspetto fortemente contraddittorio che lo caratterizza; da un lato le posizioni conservatrici che cercano in tutti i modi di preservare ed esportare una scricchiolante democrazia dai toni imperialisti, e dall'altro la maternità di menti fervide, in tutti i settori artistici, che con il loro genio hanno aiutato il progredire intellettuale dell'intera umanità. Una delle più clamorose contraddizioni si verifica nel 1945 quando l'aeronautica militare americana, per porre fine alla seconda guerra mondiale, sgancia due bombe atomiche in Giappone, tanto per sperimentare gli effetti della divisione nucleare sugli esseri umani; e gli effetti si palesano in tutto il loro orrore, devastanti, apocalittici oltre l'umana concezione. Sempre nello stesso anno esce il brano di Sister Rosetta Tharpe Strang Things Happening Every Day, con effetti esplosivi anche questi, ma di un'esplosione di talento, di coinvolgimento, di gioia, spirituale e fisica, che getterà le basi per il nuovo genere musicale, che poi negli anni cinquanta prenderà il nome di Rock and Roll. il genere che ha rivoluzionato tutta la musica del mondo ed è arrivato ai nostri giorni con il nome onnicomprensivo di Rock. Si è scavato tanto per scoprire le radici di questo universale genere e dallo studio filologico si capisce perché abbia fatto tanta presa: è il risultato di contaminazioni sonore provenienti da tutto il mondo e in particolar modo  dalle varie ramificazioni del Blues afroamericano e dal folk intarsiato da venature melodiche di derivazione europea.

Quando Sister Rosetta si presenta con la sua chitarra acustica elettrificata e innalza la sua voce blues in un gospel in grado di raggiungere la volta celeste e fa accompagnare la spiritualità della preghiera da un pianista che incalza con una base boogie woogie, dal ritmo sostenuto, ballabile, sensuale e materiale, si verifica il miracolo: è il brano che influenzerà i più grandi tra i musicisti che sono riconosciuti come i padri fondatori del Rock'n'Roll.

Rosetta sarà soprannominata la madrina del Rock'n'roll e forse il termine è giusto in senso assoluto, perché lei è la madrina, ma anche la madre, è la sorgente primaria che sostiene e connette l'essenza femminile, in grado di unire cielo e terra, spirito e materia. Come indicava Paracelso, il medico alchimista del Rinascimento, la magia sta nell'individuare la linea continua nei significati dei termini Mater, Materia, Matrice. Rosetta Tharpe, con il suo modo dinoccolato ed estatico di suonare la chitarra, la capacità antigravitazionale della sua voce e dei suoi testi, e la concretezza del suo sound, è il quinto elemento, che può generare come una madre, materia da materia, e innazzarla alla matrice universale. La musica è femmina, il Rock'n'roll è femmina grazie a lei, di un genere femminile che combina gli opposti. La magia è femmina.

Rosetta è nata e cresciuta sempre a contatto con la musica, da una madre, predicatrice per la Chiesa Evangelista, da cui ha ereditato la tensione verso il sacro e un padre cantante, di cui la storia è persa nella leggenda, ma non ha tanta importanza, forse la Musica stessa le è genitrice. Si esibisce fin dall'età di quattro anni e tutto in lei fluisce naturalmente, istintivo. La comunicazione, lo spettacolo sono nel suo DNA.

Il cognome Tharpe si deve al primo matrimonio e ad un errore di registrazione all'anagrafe. Il cognome corretto del marito, infatti, era Thorpe, ma venne trasformato in Tharpe per uno sbaglio di trascrizione ma lei lo mantiene per tutta la vita nonostante il matrimonio con il marito tiranno, invece, abbia avuto breve durata.

La sua attitudine a dare scandalo, per il suo stile basato sul contaminare la musica sacra del Gospel con il Rhythm'n'blues, la musica del diavolo, la espone alle critiche feroci, fin dalle prime registrazioni per la Decca Records. I brani registrati in quel periodo, però, come This Train o Rock Me sono dei successi, grazie anche all'appoggio di una grande orchestra come era abitudine fare negli anni trenta.

Il sound che la vede esibirsi alla chitarra in una piccola band, arriverà soltanto qualche anno più tardi, e da lì in poi le si aprono le porte della ribalta mondiale.

I suoi canti, completati da testi originali, le permettono di scalare le classifiche fino a quando il suo fisico l'ha sorretta. Soltanto nel 1973, quando lei ha ancora cinquantotto anni, ictus e diabete, ormai a stadi incurabili, pongono fine alla sua avventura musicale e terrena.