Sara Bini è una poetessa, cantautrice e counselor a mediazione artistica. Nel 1997 ha pubblicato la silloge di poesie “Sehnsucht –Nostalgia dei Senza Terra”, con cui ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa “Cinque Terre”, nel settore Silloge Edita. Nel 2019, con Lilit Books, è uscito il suo saggio “I figli di Lilith. Un tributo a Isolde Kurz e al Divino in ogni donna”. Nel 2022 ha pubblicato “Suono, Scrivo, Creo e Canto”, un saggio sulla creatività e sul songwriting. Sempre lo stesso anno, con Delta 3 Edizioni, ha fatto uscire la sua silloge poetica ‘Ultrafania’. Nel 2024, con Interno Libri, è uscita la sua sua raccolta poetica “Cristalli” e nel 2025, Transeuropa Edizioni ha pubblicato la sua raccolta di liriche “D’inCanti diVersi’ nella collana ‘Nuova Poetica’. È autrice del blog “Nostalgia dei Senza Terra”, e sul suo omonimo canale YouTube si possono ascoltare alcune delle sue poesie e canzoni.
Riferimenti social: Blog: www.sarabini.blogspot.com
Canale YouTube: https://www.youtube.com/@SaraBini
Instagram: Sara Bini Songwriter
La Via della Poesia
Quando ti sei accorta che per te la poesia è un'importante forma di comunicazione?
Molto presto. Ho scritto la mia prima poesia a otto anni, osservando la fiamma di una candela. Penso di aver intuito quasi subito che, in primis, la poesia rappresentava per me la via di comunicazione privilegiata con la mia parte più nobile, elevata ed eterna. Di conseguenza, è diventata il medium privilegiato per connettermi con le anime affini, coloro che hanno una sensibilità simile alla mia e si riconoscono in questa forma espressiva. La comunicazione è sempre una questione di codici e frequenze, più siamo sintonizzati sugli stessi ‘canali’, meglio ci si comprende. Nella maggior parte dei casi, la poesia è linguaggio distillato: tanta informazione (emotiva, cognitiva, spirituale) compressa in poche parole o suoni. Il risultato è che il messaggio assume una maggiore forza di penetrazione, impatto e potenza.
Che rapporto hai con la poesia?
La poesia è una delle mie poche certezze: è una forma di Presenza, nel senso più alto del termine. Si fa carico dei miei abissi e li trasmuta in splendori. Non può risolvere le tempeste o le sofferenze della vita, ma le può cantare in bellezza. Questa è già una forma di catarsi e redenzione.
Poesia è soprattutto lavorare con la parola, quanto conta ancora la parola in questo periodo storico nel suo massimo abuso telematico?
La parola un tempo aveva un valore sacrale e creativo, basti pensare a tutte le cosmogonie che iniziano con l’emissione di un suono da parte di una potenza divina. Adesso, in un’epoca in cui si privilegia l’apparenza, la parola perde la sua connessione con la verità essenziale e diventa facilmente strumento di divisione e manipolazione. Un esempio di questo è il continuo conio di etichette e categorizzazioni che facilitano la polarizzazione degli animi e l’identificazione emotiva con un ‘gruppo’. Al giorno d’oggi, occorre affinare la percezione per intuire la qualità delle intenzioni e delle motivazioni celate nei bei discorsi e verificare gli esiti, spesso distruttivi, che essi in realtà producono.
Come può la parola umana competere o interagire con la parola dell'intelligenza artificiale?
Questa domanda si aggancia idealmente alla conclusione della mia risposta precedente. Se leggiamo poesie o ascoltiamo canzoni scritte dall’intelligenza artificiale, da un punto di vista formale possono risultare assai migliori di quelle che potrebbe creare un essere umano ordinario. Ma a livello di contenuti e di calore emotivo? Può una macchina o un algoritmo riprodurre quel guizzo di genio che capovolge la prospettiva ordinaria su un dato argomento o su una determinata situazione? Può una macchina generare emozioni e trasmetterle? L’intelligenza artificiale compete con quella naturale solo se noi perdiamo la nostra umanità, perfetta nella sua meravigliosa imperfezione, anestetizzando il nostro sentire e il nostro pensare.
Qual è la tua opera (o le tue opere) in cui ti riconosci di più? Ce ne vuoi parlare?
La Poesia può ancora comunicare alle nuove generazioni?



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