Padrone della luce e del buio, del loro contrasto che esalta il movimento, rende viva un’immagine, la distacca dalla tela quasi a permetterle di uscire; questo il talento del pittore Michelangelo Merisi, detto Caravaggio. La sua vita inquieta e piena di ispirazione parla attraverso le sue opere. Apprezzato dai notabili e dagli esponenti delle famiglie più potenti di ogni luogo in cui ha soggiornato e soggiorna, riceve numerose commissioni di opere di carattere sacro o mitologico. L’attualizzazione dei contesti nelle sue opere che fa comprendere il periodo storico in cui vive è uno dei suoi segni caratteristici. Come anche i soggetti presi dal popolo, con delinquenti a impersonare santi, e prostitute di sua frequentazione a prestare la figura per rappresentare la Madonna. I suoi compari di bisca e bisboccia protagonisti nelle sue tele e dei suoi momenti ricreativi che ci riportano un suo profilo di uomo dedito all’alcol e al gioco d’azzardo, collerico e rissoso, pronto a andare dietro a qualsiasi gonnella gli si parasse dinnanzi e risoluto nel fronteggiare chiunque lo sfidasse a duello a qualsiasi costo, anche la vita. Del suo periodo romano si porta dietro la notorietà dovuta ai capolavori consegnati e la fama di fuorilegge dovuta a una condanna a morte da eseguire tramite decapitazione per avere ucciso un uomo. Dopo la fuga da Roma, in tutte le opere in cui ritrae scene di decollazione, la testa del decapitato è sempre la sua; così compare anche lui, nelle sue tele, insieme ai suoi compari, e possiamo riconoscere e conoscere il suo volto intenso. Leggenda vuole che sia fuggito a Napoli e poi da Napoli a Malta. Sempre ammirato dai suoi colleghi artisti che volevano carpirne le tecniche e perseguitato dai tutori dell’ordine. Costretto a fuggire anche da Malta si rifugia in Sicilia dove incontra nuovamente, Mario Minniti, il suo amico e allievo ai tempi di Roma. Sull’isola rimane pochi mesi, in cui lascia, però, tracce indelebili. Poi prova a tornare a Roma all’inseguimento di un miraggio di Grazia da parte del Papa, e, durante questo viaggio, per motivi del tutto misteriosi, perde la vita. Non si sa dove sia il suo corpo (sono due i comuni che si contendono le sue spoglie: Ladispoli e Porto Ercole e niente esclude che sia disperso in mare), né il prezioso materiale che recava con sé. Sul periodo siciliano di Caravaggio si concentra la ricerca di Andrea Camilleri riportata nel romanzo “Il colore del sole”. L’autore siciliano si muove nel suo territorio ideale che è quello del giallo, ma stavolta non c’è un delitto da risolvere o in cui scoprire l’assassino, in questo romanzo il mistero è legato all’esistenza di un diario di Caravaggio tenuto durante i suoi giorni passati sull’isola. Il protagonista non è il sagace Montalbano ma Camilleri stesso nei panni dell’indagatore e intenditore di opere d’arte. Si ritrova a Siracusa dopo tanti anni per assistere a delle rappresentazioni nel teatro greco ma quasi inconsapevolmente viene coinvolto in una intricata ricerca di un prezioso carteggio tra i discendenti del pittore Mario Minniti. Lo stile ironico e scorrevole è sempre quello riconoscibile dello scrittore di Porto Empedocle ma fa avvertire un notevole cambio di registro quando viene in possesso dell’antico diario. Per coinvolgere il lettore nell’intimo del pensiero caravaggiano inventa una lingua picaresca ed elegante di un italiano volgare come poteva essere quello parlato nel Seicento. Una lingua comunque comprensibile e avvincente. Non c’è altro mistero da risolvere se non entrare nelle dinamiche esistenziali del pittore geniale e vivere insieme a lui la fuga da Malta, l’approdo alla bianca scogliera della Scala dei Turchi, il viaggio verso Siracusa, il passaggio da Agrigento e l’incanto davanti alla valle greca, le commissioni ricevute nonostante la sua fama, le tecniche che utilizzava per dipingere in una terra in cui la luce è più potente rispetto agli altri posti da lui conosciuti. Il sole, rende il colore più vivo e lo deteriora più velocemente. Il rosso è più rosso, così la passione, la follia, il sangue; il nero è più nero, il lutto, le tenebre, l’ignoto. La sua è una vera ossessione per il “sole nero”, elemento che caratterizza gran parte della sua rocambolesca esistenza. Serve uno stratagemma per filtrare la luce e padroneggiarla per versarla sulla tela come uno dei tanti colori dello spettro. In Sicilia Caravaggio crea uno dei suoi capolavori assoluti: “La resurrezione di Lazzaro”. Un’opera riconosciuta a livello mondiale così come il talento del suo autore. Andrea Camilleri sembra voler suggerire che per trovare scintille di genio bisogna scavare nel passato, un passato che è glorioso al cospetto del presente scialbo e superficiale. A cui attingere per trarne insegnamenti fondamentali, da prendere come esempio, perché è impossibile cambiare l’attuale stato delle cose e pensare al futuro senza conoscere le proprie radici.
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