Baciata in divieto di sosta (2020)
Per iniziare la nostra chiacchierata vorrei partire dal titolo che hai scelto per la tua raccolta: “Baciata in divieto di sosta”. Dalla lettura emergono una serie di racconti veloci in precario e affascinante equilibrio linguistico che sembrano parlare della tua interiorità di autrice e viene da chiedere cosa rappresenta per te questa raccolta e come nasce la scelta del titolo?
Baciata in divieto di sosta è un libro molto importante e innovativo. Io stessa amo definirlo “sperimentale” perché il testo non è altro che una raccolta di brevissimi pensieri tragicomici. Niente poesia, niente prosa. Ho immaginato il mio lavoro, come una rappresentazione teatrale in unico atto, dove le pagine indicano tanti sipari e dove l’unica protagonista è lei, la donna, la lady che regola tutte le vicende. Una o tutte le donne del mondo che, attraverso un viaggio metaforico a bordo di un’auto, raccontano cosa sia il percorso della vita, fatto di soste, “smacchi e problemi quotidiani” e divieti, “dolori e rinunce”. Non ho dovuto pensare tanto al titolo, è venuto da sé. Quando è nata l’idea di scrivere questo libro, con la proiezione in testa di un viaggio virtuale sui sentimenti umani a quattro ruote, attraverso una conducente donna, ho riflettuto sul senso di velo tragicomico che volevo dare alle pagine ed è stato quasi folgorante pensare ad un bacio, “un lieto sentimento” in un luogo dove è proibito sostare l’auto o il “cuore”.
Colpisce soprattutto la padronanza nello sperimentare giocosamente con la lingua. Viene da chiedere come si è evoluto il tuo stile nel tempo, se è lunga ricerca o naturale predisposizione, e che cosa rappresenta la parola in questo periodo storico in cui prevale la comunicazione telematica?
Assolutamente naturale indole. Nel momento in cui “Baciata in Divieto di Sosta” è venuto alla luce era già pregno di momenti semiseri, frasi buffe, fatti teatralmente pronti alla battuta, degni di un palco cartaceo che sotto le mie mani andavano in scena freneticamente e, testimoni di un messaggio di protesta drammaticamente scherzoso. La parola che porta in dono il libro è criptica ma, talmente aperta al linguaggio dei tempi che stiamo vivendo, tale da far in modo che la retorica, il gioco di virtuosismi eclettici, la metrica moderna sia volutamente accarezzata da un nonsense che mira a volere comunicare sentimenti, quasi attraverso un ventaglio di scena o le ciglia di una donna ferita che tenta di imparare dalle vicissitudini dell’esistenza ripartendo ancora più forte di ogni sua sosta.
Dalla tua biografia (che possiamo ampiamente trovare all’interno della raccolta di racconti) si evince una viscerale passione verso tutto quello che riguarda la scrittura. Hai partecipato a vari concorsi, sei promotrice di eventi ma viene la curiosità di sapere come nasce questa passione. Ti ricordi la prima volta che hai provato emozione con la penna in mano?
Io penso che non si possa individuare con esattezza un momento preciso in cui l’individuo inizi a dedicarsi con accurata attenzione a qualunque cosa possa far di lui un artista. Per questo motivo, io sono fermamente convinta che la passione per qualsiasi forma d’arte nasca assieme a noi. Il genio precursore di una nostra particolare abilità è insito dentro di noi ancora prima di vedere il mondo. Si tratta solamente di individuare lo starter di una presa di coscienza dell’estro. Quando l’artista comprende di essere tale, di avere in sé delle qualità da poter trasmettere attraverso una passione, ecco che la più alta espressione del suo Io si diffonde. L’artista è compiaciuto all’interno delle sue emozioni e vuole condividere le sue abilità col prossimo, proiettare all’esterno la sua anima per appagare o placare le sensazioni. Ho iniziato a scrivere quando mi sono resa conto che in me stessa dormiva una penna che aveva solo bisogno di essere impugnata, che c’era un’adolescente indifesa ma, forte che voleva sfogarsi in un pianto d’inchiostro per dare forma ai tumulti del pensiero. Provo sempre emozione tutte le volte che mi va di scrivere e ho solo prepotente e sana “voglia di dire”.
Ti sei espressa attraverso tutte le forme della scrittura. Poesia, narrativa, giornalismo… tu in che ambito ti trovi più a tuo agio? Cosa ti senti maggiormente?
Adoro il giornalismo, l’informazione, motivo per cui ho accettato collaborazioni con quotidiani locali e riviste d’arte varia; prediligo con affetto la narrativa, amo leggere e qualche anno fa ho messo alla prova le mia capacità scrivendo un romanzo breve sulla condizione delle spose bambine in India ma, è la poesia che fa battere più forte il mio cuore. Nel comporre versi, io assumo un atteggiamento di pura ispirazione, di estasi del pensiero o catarsi del mio essere. Mi è capitato molte volte di sentirmi dire da alcuni lettori che leggere una mia poesia sembra quasi voler dire “poter vedere con occhi vivi le immagini che balzano fuori dalle pagine di contenuto”. Io sono felice perché ciò significa che ho dato di riflesso, un’emozione. L’arte della parola, il suo uso appropriato e mai “stonato” è qualcosa che appartiene solo a chi, bene sa fare suonare le corde dell’anima di chi ne ascolta il suono.
Delle tue opere precedenti ce n’è qualcuna che ritieni più rappresentativa?
Sono affezionata a tutte le mie opere, questa è cosa ovvia ma, ce ne sta una in particolare che potrei definire rappresentativa. La mia prima raccolta di poesie “La luce dell’ombra”. Un testo poetico che racchiude molte opere giovanili e attuali. Un lavoro accurato che poggia le sue fondamenta sulla conoscenza dell’anima innamorata dell’amore. L’humus della silloge è totalmente filosofico, aiutato da trasfigurazioni e accostamenti musicali e cinematografici con l’unico scopo di diffonderne il messaggio essenziale: “Anima poetica e verso amoroso si colmano a vicenda in una metafisica essenza di scrittura plasmata dalle arti, da quel “nuovo sentimento” capace di invadere fisicamente lo spirito sino all’organo maggiore.”
Che percorso ti piacerebbe prendesse questa tua ultima opera? Cosa ti piacerebbe rimanesse nel lettore attento?
I have a dream…. Vorrei che “Baciata in Divieto di sosta” venisse letto da molte donne, vorrei far giungere loro il mio messaggio originale di protesta e rinascita interiore. Soltanto attraverso la consapevolezza della propria qualità interiore si può arginare il pericolo o la delusione che in questa esistenza, puntualmente ci sfida lungo il tragitto dei sentimenti. Ogni lettrice dovrebbe conservare, dopo la lettura, l’insegnamento del viaggio interiore come ricerca del più alto valore della sua stessa anima. Ogni uomo invece, ogni “malcapitato” lettore, poter giungere al ritrovamento del valore femminile arricchendone a sua volta il proprio.
Ci sono stati e ci saranno eventi in programma riguardo la tua ultima opera su cui ci vuoi informare?
Il 29 Febbraio scorso ho presentato il mio Libro presso i locali di Palazzo Bevilacqua a Curinga, una località a 20 km dalla mia città natale, Lamezia terme. L’evento si è svolto in occasione dell’apertura della Rassegna Letteraria 2020 “Cunti, Canti e..”. Molta gente è intervenuta, oltre al sindaco Vincenzo Serrao e il presidente de “Associazione per Curinga” Vincenzo DeNisi. Ci sono molte foto della presentazione sulla mia pagina FB “Le poesie di Matilde Marcuzzo” e un video amatoriale in occasione della serata disponibile su: www.youtube.it - www.curinga-in.it - www.curinga-insieme.it - www.curinga.weboggi.it