domenica 18 febbraio 2024

Al ballo mascherato con Fabrizio De André

Per la rubrica: PHARMASONG

Quando Fabrizio De André cita l'aspirina



La terapia di mio padre prevedeva che assumesse una cardioaspirina al giorno per rendere più fluido il sangue. Spesso, però, dimenticava di andarla a ritirare in farmacia, così prendeva un'aspirina, che a casa non mancava mai, e la divideva in quattro con un coltello ben affilato. Un'operazione meticolosa che mi affascinava non poco, come mi affascinava tutta quella effervescenza che si sviluppava una volta immerso il quarto di compressa nell'acqua del bicchiere. Da bambino sarei rimasto ore a osservarlo. Non sapevo bene a cosa servisse, ma vederla sciogliere, rilasciando tutte quelle bollicine, dava la sensazione alla mia ingenua illusione che potesse guarire ogni malanno. Anche l'irrecuperabile cuore malandato di mio padre.

Da adulto, studente di Farmacia, ho avuto modo di appurare che l'aspirina, o acido acetilsalicilico, è in effetti un potente antinfiammatorio, appartenente alla classe dei FANS. 

Un derivato di sintesi, a partire da un rimedio naturale come la salicilina, realizzato presso i laboratori della Bayer che ne ha registrato i diritti alla fine dell'Ottocento. Ma i benefici della corteccia di salice erano conosciuti fin dai tempi più antichi. Lo sapevano estrarre i sumeri, i babilonesi, i greci, finanche gli indigeni  americani. 

L'acido acetilsalicilico ha applicazione in svariati campi come antinfiammatorio, antidolorifico, antipiretico, in dosi molto più basse come fluidificante del sangue e in tempi più recenti lo stanno sperimentando in alcune forme di tumori. 

Rimane un ottimo rimedio contro: mal di testa, mal di denti, mal di gola, febbre, raffreddore, nevralgie varie.

Attenzione, però, perché l'utilizzo prolungato o senza controllo può causare lesioni gastriche e per chi è allergico a questa sostanza può provocare broncospasmo. 

Mi ha sempre fatto un certo effetto sentirla citare da uno dei miei autori preferiti. Nel 1973 Fabrizio De André la inserisce nel testo di Al Ballo Mascherato, brano che appartiene all'album capolavoro "Storia di un impiegato". L’impiegato bombarolo che sogna di far saltare tutto in aria.

Uno di questi sogni è proprio quello del ballo mascherato. Un testo incredibile in cui viene fuori tutta la capacità critica e sintetica del grande Faber. Con versi profetici mette in discussione tutti i simboli del Potere e le Istituzioni riconosciute. E strappa ogni sembianza di maschera.

La Chiesa, che predica sempre bene e razzola sempre malissimo, la Cultura italiana così statica e asfittica, la stessa idea ipocrita di Libertà in una democrazia che di democratico ha solo il nome, il falso mito della celebrità, e, soprattutto, la Famiglia. Non sono mai riuscito ad accettare il fatto che vedesse in maniera così diversa da me l'aspirina; per De André simbolo di aspettative troppo pressanti e proiezioni genitoriali insormontabili. Per me elemento di curiosità infantile e oggetto di studio da adulto. Ma a Faber si perdona tutto. 

E poi con una bomba, una bomba, in mano al bombarolo, si sistema ogni cosa. Chi non ha desiderato almeno una volta che il bombarolo facesse davvero il suo dovere... 


Al ballo mascherato 

Cristo drogato da troppe sconfitte
Cede alla complicità
Di Nobel che gli espone la praticità
Di un’eventuale premio della bontà.
Maria ignorata da un Edipo ormai scaltro
Mima una sua nostalgia di natività,
Io con la mia bomba porto la novità,
La bomba che debutta in società,
Al ballo mascherato della celebrità.

Dante alla porta di Paolo e Francesca
Spia chi fa meglio di lui:
Lì dietro si racconta un amore normale
Ma lui saprà poi renderlo tanto geniale.
E il viaggio all’inferno ora fallo da solo
Con l’ultima invidia lasciata là sotto un lenzuolo,
Sorpresa sulla porta d’una felicità
La bomba ha risparmiato la normalità,
Al ballo mascherato della celebrità.

La bomba non ha una natura gentile
Ma spinta da imparzialità
Sconvolge l’improbabile intimità
Di un’apparente statua della Pietà.
Grimilde di Manhattan, statua della libertà,
Adesso non ha più rivali la tua vanità
E il gioco dello specchio non si ripeterà
“Sono più bella io o la statua della Pietà”
Dopo il ballo mascherato del celebrità.

Nelson strappato al suo carnevale
Rincorre la sua identità
E cerca la sua maschera, l’orgoglio, lo stile,
Impegnati sempre a vincere e mai a morire.
Poi dalla feluca ormai a brandelli
Tenta di estrarre il coniglio della sua Trafalgar
E nella sua agonia, sparsa di qua, di là,
Implora una Sant’Elena anche in comproprietà,
Il ballo mascherato della celebrità.

Mio padre pretende aspirina ed affetto
E inciampa nella sua autorità,
Affida a una vestaglia il suo ultimo ruolo
Ma lui esplode dopo, prima il suo decoro.
Mia madre si approva in frantumi di specchio,
Dovrebbe accettare la bomba con serenità,
Il martirio è il suo mestiere, la sua vanità,
Ma ora accetta di morire soltanto a metà
La sua parte ancora viva le fa tanta pietà,
Al ballo mascherato della celebrità.

Qualcuno ha lasciato la luna nel bagno
Accesa soltanto a metà
Quel poco che mi basta per contare i caduti,
Stupirmi della loro fragilità,
E adesso puoi togliermi i piedi dal collo
Amico che m’hai insegnato il “come si fa”
Se no ti porto indietro di qualche minuto
Ti metto a conversare, ti ci metto seduto
Tra Nelson e la statua della Pietà,
Al ballo mascherato della celebrità.



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