sabato 13 aprile 2024

Come nella Lirica, Croce e Delizia al Cor

Per la rubrica: Parola ai Poeti NON Artificiali, la chiacchierata con l'autrice  Stefania Giammillaro sull'intensità della poesia, come nella Lirica, a volte Delizia, a volte Croce.


Stefania Giammillaro (Messina, 1987). Avvocato e Dottore di ricerca in Diritto Processuale Civile (UniPi). Ha pubblicato: Metamorfosi dei Silenzi, Edas, 2017, e L’Ottava Nota – Sinfonie Poetiche, Ensemble, 2021 e fa parte con suoi componimenti di diverse Antologie. Performer poetico – teatrale, cura gli eventi letterari presso il Caffè Letterario Volta Pagina di Pisa e la Libreria Civico 14 di Marina di Pisa. Fa parte della redazione del Lit-blog “Le Finestre de L’Irregolare”. Nel 2024 la sua prima collaborazione cinematografica per il cortometraggio “Fidati di me”, incentrato sulla violenza di genere, in veste di autrice del monologo finale.

Quando ti sei accorta che per te la poesia è un'importante forma di comunicazione? 

Da quando mi sono trasferita a Pisa, credo. Perché da quel momento ho realmente compreso quanto la poesia possa rappresentare uno snodo fondamentale, non solo per veicolare emozioni, immagini, sfumature, sensazioni, ma anche e soprattutto quanto costituisca luogo e occasione di incontro in questo comune sentire umano-universale. Non che prima fossi chiusa nel mio guscio, ma è stato un progressivo aprirsi da crisalide ad una bellissima farfalla, che spicca il volo verso mete inesplorate. Il saluto alla terra natia, ai luoghi comuni, agli amici di sempre, ha permesso alla poesia di farsi forza e di occupare il posto che (forse) da sempre le spettava nella mia vita anche attraverso i contatti che mi ha permesso di creare.

Che rapporto hai con la poesia? 

Ho sempre usato l’espressione “Croce e Delizia”, mutuata dal titolo di una nota aria de “La Traviata” di Giuseppe Verdi, per descrivere il mio rapporto con la poesia: è come se non ti fermassi mai di “pensare”, o meglio di “rimuginare” e di “provare”, “accorgerti”, e al contempo vorresti non sentire, non notare, non percepire e invece certe evidenze ti si palesano con tutta la loro forza e tu non puoi che renderti strumento della “Musa” che irrompe a gamba tesa nel tuo quotidiano. Così, scrivo. Penna e taccuino in ogni borsa e via.

Poesia è soprattutto lavorare con la parola, quanto conta ancora la parola in questo periodo storico nel suo massimo abuso telematico?

Sono d’accordo: la parola è abusata e al contempo “svuotata” ed impoverita. Si legge sempre meno, sempre meno si conosce l’infinita varietà semantica di ogni parola o come un concetto possa essere espresso in infiniti modi diversi. Sarebbe bello recuperare il desiderio, la curiosità di sfogliare gli ormai vecchi “dizionari” per mettersi alla prova, per verificare quante parole si conoscono aprendo una pagina a caso. E da lì costruire tassello dopo tassello la propria personale muraglia di associazioni, di evocazioni, di immagini, di stupori. La mia insegnante di filosofia diceva sempre che la “sintesi implica l’analisi” e per riuscire ad andare all’osso di ciò che s’intende significare, occorre scandagliare prima sino al più piccolo dettaglio verbale, linguistico, d’accezione e poi abbracciare il mondo, ma proprio tutto, raccogliendolo in un verso.

Come può la parola umana competere o interagire con la parola dell'intelligenza artificiale?

Non occorre che competa, non sussiste termine di paragone. L’intelligenza è e resterà sempre prerogativa esclusiva della mente umana, la stessa “intelligenza artificiale” ne è suo prodotto (o misera derivazione?) non bisogna mai dimenticarlo, per non farci sopraffare. E’ importantissimo che la scienza faccia progressi, ma per rendere l’uomo migliore, non schiavo di se stesso.

Qual è la tua opera in cui ti riconosci di più? Ce ne vuoi parlare? 

Mi è capitato negli anni di raccogliere molti più entusiasmi e consensi con le mie poesie in vernacolo siciliano e sai cosa succedeva? Mi dispiacevo! Stranissimo vero? Anziché essere contenta… Eh, ma noi “artisti” difficile che lo siamo vero? Insomma, anche in questo caso, seppur per ragioni diverse, si ripropone la famigerata “Croce e Delizia” di cui sopra: il mio amato dialetto, da me stessa bistrattato non appena acclamato, insomma, una vera e propria contraddizione in termini! Ebbene, siccome ultimamente è proprio la mia ultima poesia in vernacolo siciliano ad essere riproposta, la quale effettivamente esemplifica al meglio il mio viscerale rapporto con il mare e, per esso, con la mia terra; scelgo di condividere qui una poesia in lingua, nella quale mi riconosco, anzi, mi vedo nitidamente perché suo tramite mi piacerebbe che anche chi la leggesse, non solo si ritrovasse, ma avesse una reale, profonda voglia di vedersi e accogliersi esattamente per come è.

È storia ormai

la tua luna tra le dita

Un disegno di un bimbo

a forma di cuore

dove tu sei casa

e lui il sole

Non si dimentica, sai

un prelavaggio lungo

quaranta gradi

ad impegnare domeniche

prive di ritardi

Sei quel mai, senza perché

nell'adesso dei silenzi

nessuna spiegazione

per i soldi da contare

È storia, sai

il lieto fine ai giorni storti

che più non cerco

e non ti cerco

e il mio nome termina con me.


La Poesia può ancora comunicare alle nuove generazioni?

Sono fiduciosa: sì. Non depreco i nuovi canali attraverso i quali poter veicolare anche la poesia. Affinché si scardini il triste mito che la poesia sia un genere di nicchia o possa fruirsi solo nelle noiose lezioni di letteratura a scuola; è bene, è utile che si incentivino i social nella divulgazione del dire e del sentire poetico. La poesia quale fenomeno umano deve assecondare il divenire, il trasformarsi del sociale, non deve spaventarsi affinché non spaventi. Certo, per me sarà sempre meglio preferire un bel libro o un bel quaderno per leggere e per scrivere, ma credo che anche seguire le pagine Instagram  dedicate alla poesia e alla letteratura è sicuramente un modo per avvicinare i giovani ad entrambe.





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