sabato 8 febbraio 2025

Portavoce della vita psichica

Per la rubrica: Parola ai Poeti NON Artificiali, la chiacchierata con l'autrice Giulia D’Anca sulla capacità della poesia di fornire sempre, attraverso la parola, elementi di riflessione in grado di sondare l'inconscio umano,   dai tempi dei tempi.



Giulia D’Anca nasce a Catania il 30 aprile 1985. Nell’anno 2007 si laurea in Scienze della comunicazione, nel 2011 ottiene la laurea magistrale in Culture e linguaggi per la comunicazione presso l’Università di Catania. Nel 2016 consegue il dottorato di ricerca in Sociologia dell’innovazione e dello sviluppo. Nel 2020 pubblica la sua prima silloge poetica Vicino a me (Edizioni Dialoghi). Nel luglio 2021 si classifica seconda al Premio letterario internazionale Efesto con la poesia La mia terra. Nel maggio 2023 viene selezionata tra piu ̀di 700 autori self per partecipare alla penultima edizione del Salone internazionale del libro di Torino. La percezione dell’indistinto è la sua seconda silloge, pubblicata da Eretica edizioni nell’aprile 2023. Nel maggio 2024 viene premiata come poeta meritevole di segnalazione alla decima edizione del Premio nazionale Terra di Virgilio di Mantova. Risulta finalista ai premi Etnabook 2024 e Premio Zeno 2024. Nel gennaio 2025 esce la sua nuova raccolta poetica Camminamento, edita da Carabba. Attualmente è docente nella scuola secondaria di secondo grado.

Quando ti sei accorta che per te la poesia è un'importante forma di comunicazione? 

Beh, innanzitutto credo di poter affermare che, in prima battuta, io abbia sempre scritto versi - inconsapevolmente - per un tipo di comunicazione auto-diretta. La comunicazione in altre parole rappresentava un dialogo con me stessa, un dialogo introspettivo. Ad oggi penso invece che - nel mio caso specifico - la dimensione di comunicazione intima si sia accostata a un tipo di comunicazione collettiva. Scrivo perché per me è importante che la poesia assuma la forma di statuto di linguaggio universale, in cui è possibile attivare una ricerca di senso comune, sociale. Comunicare attraverso la poesia ha in ogni caso per me un significato intimista, e con la poesia aspiro a farmi portavoce della vita psichica, del modo di sentire condiviso da ogni uomo.

Che rapporto hai con la poesia? 

La poesia è una presenza quotidiana, è la compagna di cammino. Freud affermava che la poesia fosse degli insoddisfatti. Io posso affermare nitidamente che non passi giorno senza che io abbia lavorato ad una nuova poesia o abbia curato versi già da me prodotti. L’ars poetica è terapeutica, ma ultimamente oltre a rappresentare una fuga creativa è diventato un impegno serio e puntuale. Mi piace fare le cose per bene, o per lo meno, ci provo. Dedico soprattutto le ore pomeridiane o serali, quando gli impegni lavorativi lasciano spazio a un momento di concentrazione e di sospensione della realtà. Ritengo che ritrovarsi nei versi, sia propri che altrui, abbia il potere di rimettere ordine nel caos, di farci comprendere che in fondo, dalla notte dei tempi, l’uomo ama, soffre, sente, pensa nel medesimo modo.

Poesia è soprattutto lavorare con la parola, quanto conta ancora la parola in questo periodo storico nel suo massimo abuso telematico?

Non volendo passare per apocalittica, citando Umberto Eco, secondo il mio modo di pensare alla scrittura, la parola poetica è parola sintetica. Dunque è già in aperto contrasto con il massiccio fluire di parole, immagini, dati del web. Ho sempre pensato che la poesia avesse proprio il compito di porre un freno, di invitare alla stasi, alla riflessione, di condurre il lettore a un momento di quiete, e la quiete comprende silenzio, pensiero. Tutto questo è chiaramente in netto contrasto con il mondo odierno e con il modo attuale di fare comunicazione, massiva, intrusiva, invasiva. Dunque non importa che si mettano in piazza un massiccio numero di parole ma che le parole usate siano qualitativamente significative.

Come può la parola umana competere o interagire con la parola dell'intelligenza artificiale?

La parola umana in questo momento storico ha senza dubbio un grande competitor. C’è anche da dire che – come per tutte le rivoluzioni tecnologiche - non è possibile arrestare il movimento; l’unico sentiero percorribile è quello di accogliere il cambiamento cogliendone le opportunità e gli aspetti positivi, fermo restando che l’esercizio umano della parola resti inviolabile e di fondamentale importanza. Pertanto ammetto che sostituire tout court l’intelligenza artificiale al ragionamento e alla capacità umana di produrre pensieri propri possa essere un grande rischio.

Qual è la tua opera in cui ti riconosci di più? Ce ne vuoi parlare? 

Tutte le mie opere in qualche modo mi rappresentano e rispecchiano le diverse fasi della mia vita. Ad oggi posso dirti che Camminamento sia più in linea con la persona che sono adesso; abbraccia i cambiamenti che ho vissuto negli ultimi tempi e anche il mio evoluto modo di scrivere. Camminamento rappresenta l’evoluzione del mio modo di esprimermi in versi, in cui rimane però invariata la priorità, il vigore e l’incisività dell’inconscio come forza motrice di ogni atto e processo creativo che pongo in essere. Il linguaggio onirico di questa silloge rappresenta un continuum con i miei lavori precedenti ed è la mia cifra stilistica.



L
a Poesia può ancora comunicare alle nuove generazioni?

La poesia comunica a chi ha da comunicare, ma immagino che richieda una maturità di pensiero in chi la riceve. Decriptare i messaggi poetici non è lavoro da poco. Ciononostante credo sia fondamentale poter offrire alle giovani generazioni occasioni di lettura, fornire loro le opportunità per una crescita e un’educazione emotiva attraverso la letteratura. A breve organizzerò assieme alla scuola nella quale lavoro una presentazione del mio nuovo libro, proprio con l’auspicio che possa essere di stimolo e possa fornire un input a quegli studenti che abbiano la necessità di mettere in pratica la loro creatività.






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