domenica 25 maggio 2025

Chuck Berry e la poesia che si balla

Per la rubrica: Archeologia Musicale, e poi arrivò il rock and roll,  e nulla fu come prima... 



Si può accelerare il blues più sostenuto e il Country più concitato, si può accelerare ancora di più. Si può accelerare il Rhythm and Blues più veloce, sì, si può accelerare ancora di più. Con il Rock and Roll si può accelerare ancora di più, perché il Rock batte pulsa pompa, fa sbalzare il cuore dal petto, rende impossibile la staticità. Il corpo si deve muovere, dondolare, ballare, danzare, sballare. Dagli Stati Uniti arriva il genere musicale che sa attingere alla musicalità delle origini e presentarla come qualcosa di totalmente nuovo. Uno stile rivoluzionario che sa unire i gusti dei bianchi e dei neri, che sa vivere l’onda del presente presuntuoso degli anni cinquanta e tagliare i ponti con il passato. La poesia del corpo, la poesia che si balla. Sì, forse è un azzardo definire poesia i suoni eseguiti da Elvis Presley, Bill Haley, e, soprattutto, per me, Chuck Berry, ma è con l'azzardo che si vincono certe scommesse. Lui che ha vissuto tutta la vita all'insegna dell'azzardo. Chiudersi in uno studio di registrazione, prendere un classico del country come Ida Red, fonderlo al rithm and blues, accelerare la cadenza delle battute e tirare fuori un genere di musica totalmente nuovo (in seguito battezzato Rock and Roll), forse era un azzardo maggiore di rapinare negozi. Ma a lui è riuscito, forse perché abituato a barare con la vita. È così che è nata Maybellene. È così che è nato tutto. Da un azzardo. I testi sono semplici, è vero, ma è anche vero che sono diretti, escono in una forma di gesto spontaneo, senza filtri, dalla vita al palco. Perché è la sua vita che mette in ballo, nel senso letterale del termine. In Johnny B. Good canta di un ragazzo di campagna che vuole affermarsi nella metropoli. La fame di conquiste sociali lo divora fin da giovanissimo, spingendolo anche a delinquere e a conoscere il carcere. Canta la voglia degli adolescenti di rompere i ponti con le noiose pratiche quotidiane e con la musica del passato, come in Roll Over Beethoven o in Too Much Monkey Business. Affronta da spaccone le tematiche legate al razzismo, esaltando il fascino degli uomini di colore come in Brown Eyed Handsome Man. E poi canta del sesso, con tormentoni a doppio senso per ingannare la censura come in My Ding-A-Ling, e canta dell'amore per le donne, per le giovani donne soprattutto, che gli causerà non pochi problemi giudiziari, tanto da arrecare un arresto determinante alla sua carriera che non toccherà più i vertici dell seconda metà degli anni Cinquanta. Ma forse non sono l'unico a pensarla cosi dato che grazie ai suoi testi è stato inserito nella Songwriters Hall of Fame, e che Johnny B. Good rappresenta gli Stati Uniti d'America nella missione del Voyager nello spazio. Sono passati circa settanta anni da quando il rampante Chuck caracollava imbracciando la chitarra, con il suo celebre passo dell'anatra, ma se artisti impegnati come John Lennon, Bob Dylan, Lou Reed, David Bowie, Bruce Springsteen hanno avuto voglia di avviarsi sulla strada della musica Rock, con molta probabilità non è un azzardo così grande parlare di poesia. Chuck, tu sei poesia che balla!









domenica 18 maggio 2025

Il giorno che suonai con Jorge Pardo

Per la rubrica: Viva la Musica dal Vivo, il racconto del batterista Luca Caponi che condivide con noi l'emozione di un concerto dal sapore intimo e gioioso nato estemporaneamente in una situazione particolare… 




Diplomato in Strumenti a Percussione presso il Conservatorio “A.Casella” dell’Aquila, ha conseguito in seguito il Biennio superiore di Musica Jazz e quello di  Strumenti a Percussione con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Roma “Santa Cecilia”. Collabora in maniera continua con Open Trios di Giovanni Bietti, con il quale registra il CD “Ludus Herodis” (Ed.MAP) e con cui, tra l’altro, ha avuto la possibilità di esibirsi costantemente. Collabora dai primi anni 2000 con Gabriele Coen (sassofonista-compositore) con il quale ha registrato 6 CD. Ha collaborato con l’attore Ascanio Celestini nello spettacolo-concerto “Canzoni impopolari”. Collabora con il chitarrista flamenco Matteo D’Agostino, con il quale registra in duo il CD “Aquí me encuentro”. Collabora con il gruppo “Así” con il quale ha registrato tre CD: “Asicomolasflores” (ed.Trelunerecords), “Luna che mira ad Oriente”, “Así” (ed.Jandomusic) ed un digital album “Shurùq”-Así Quartet (Bandcamp.com). Tra le varie collaborazioni:Il pianista-compositore Antonio Cocomazzi, con il quale registra il CD “Mare Solo” (ed.MAP) come marimbista-batterista-percussionista, il gruppo Baltabarèn (2 CD, esibizioni a Roma e dintorni e in giro per l’Italia), la cantante Nada Malanima, con la quale collabora nel tour estivo del 2000, il cantante Canio Loguercio (Auditorium di Roma 2021,Teatro Ichos di Napoli). 



Ho la fortuna di conoscere Luca da tanti anni, eccezionale sia come persona sia come musicista. Ho la fortuna di conoscere il suo talentuoso modo di suonare e non potevo non chiedergli quale fosse il concerto che più gli è rimasto nel cuore. Non se lo è fatto ripetere due volte, appunto, e immediatamente sono partiti i ricordi…

Tutti abbiamo grandi emozioni che continuano a viverci dentro come ricordi: noi musicisti collezioniamo nell’anima le impressioni assonnate dei viaggi, l’odore di polvere dei teatri, l’aria umida dell’erba intorno ai palchi estivi, il fremito di certi applausi e il tremore di alcune incertezze. Certe giornate, come nel resto della vita, lasciano un’impronta più profonda di altre. Mi piacerebbe condividere brevemente una mia esperienza che, tra tante, è stata per me molto significativa e vitale. Il ricordo è vicino, datato 7 settembre 2024, giorno in cui il mio carissimo amico Matteo D’Agostino, straordinario chitarrista, si è sposato con Patrizia, che per l’occasione ha pensato di fargli una sorpresa indimenticabile, ingaggiare uno dei miti musicali assoluti di Matteo (ed anche mio!) il flautista-sassofonista Jorge Pardo. Per chi non lo conoscesse basti dire che ha suonato per anni nello storico gruppo di Paco De Lucia e più recentemente ha vinto un Grammy per un album composto insieme a Chick Corea. Per approfondire https://es.wikipedia.org/wiki/Jorge_Pardo_(músico). 



Immagino già l'atmosfera di festa, il vino, la gioia, la condivisione… molti dei presenti erano musicisti…

L’atmosfera era naturalmente gioiosa, parecchi degli invitati lo conoscevano e condividevano la nostra emozione, gli altri sapendo che c’era un famoso musicista tra di loro che si sarebbe esibito, erano eccitati ed incuriositi. Le prove nello stanzino (io suonavo sul tavolo), prima di salire sul palco, avevano il sapore dell’avventura totale: si stabilivano stop, cambi di tempo e di tonalità mai provati, con pochi minuti per memorizzarli, con grande gioia e divertimento, con la voglia di metterci alla prova, sull’orlo dell’incertezza. Tutto andò magnificamente, la musica fu la pietra preziosa di una delle più belle serate che ricordi, i due sposi furono splendidamente onorati e la serata proseguì al tavolo tra brindisi e risate, insieme a Jorge, persona straordinariamente profonda, come musicista e come essere umano. L’atmosfera del palco per noi era completamente diversa dalle tante atmosfere diverse vissute in anni di musica: era la festa di due cari amici uno dei quali era lì sul palco con me e Mariano (cantaor e chitarrista straordinario che aveva lavorato in Argentina con Jorge ed era stato il tramite per realizzare questo incontro): tutti noi eravamo lì per fare musica e con la musica festeggiare insieme, senza nessun pensiero professionale e lavorativo. Questi sono solo alcuni dei ricordi di quella giornata (seguita da una fantastica cena a casa mia esattamente una settimana dopo, con Matteo e Patrizia, Mariano e Pilar, Jorge insieme al suo manager Reginaldo e la figlia di quest’ultimo Sayuri, cena coronata da una jam nella mia stanza “intorno a mezzanotte”, grazie al fatto che i vicini erano ancora in vacanza),

Cosa ti emozionava così tanto nel suonare con Jorge Pardo? Lo conoscevi già? 

Avevo visto Jorge esibirsi dal vivo due volte, una volta a Roma con il suo trio storico (con Carles Benavent e Tino Di Geraldo) e una volta all’ EJE (European Jazz Expo) di Cagliari, dove anch’io ero presente per suonare, ed incontrandolo a pranzo in hotel ero andato a salutarlo e a farmi una foto con lui, che gli mostrai subito in questa occasione (nello stesso festival ebbi l’onore di conoscere il chitarrista John Scofield). 

Cosa ti è rimasto dentro di questa giornata e di questo concerto?

Di quel giorno mi resta impressa la veloce scossa elettrica che sentii nel petto la mattina, mentre si scherzava e rideva, suonando sul palco con Matteo e Mariano, durante il sound check. Preso dalla musica e dall’allegria della giornata, sotto il bel sole romano di Settembre, quasi senza memoria e coscienza mi godevo il momento, finché, avvicinandosi mezzogiorno, Matteo mi risveglia, dicendo: “Ragazzi, tra 10 minuti arriva JORGE!”…



















domenica 4 maggio 2025

La poesia e l'entusiasmo

Per la rubrica: Parola ai Poeti NON Artificiali, la chiacchierata con l'autore Stefano Tarquini su questa cosa meravigliosa che è la Poesia. 


Stefano Tarquini è nato a Roma il 28 giugno 1978, e vive a Guidonia. È talent scout letterario e speaker radiofonico presso Read(y), editor di poesia presso Super Tramps Club, ideatore e conduttore del festival di poesia Argini, e del format streaming sulla poesia italiana Sourpoetry. Voce presso la band post core Palkosceniko al Neon, e la band spoken word L’Amorte. Ad agosto 2021 esce la sua prima silloge con Transeuropa “I giorni furiosi”. “Cucina vigliacca” esce ad ottobre 2024 con Giulio Perrone editore, ed è la sua seconda silloge. Inoltre si occupa di poesia a 360 gradi organizzando eventi culturali, reading e open mic praticamente ovunque, poetry lab nelle scuole, carceri e case famiglia.

Quando ti sei accorto che per te la poesia è un'importante forma di comunicazione?

Quando a 40 anni la mia vita precedente si sgretolava e un’altra prendeva forma. Non scrivevo da parecchio, mi ero dedicato di più alla musica andando a suonare in giro per tutta Italia e oltre, perdendo anche un po' di dimestichezza con questa cosa meravigliosa che è la poesia. Poi cercando di raccontare quel preciso mio momento storico è tornata come uno tsunami e non mi ha più lasciato.

Che rapporto hai con la poesia?

Meraviglioso e conflittuale. La pratico e faccio praticare ovunque, soprattutto nei laboratori che tengo con una certa frequenza ed un certo entusiasmo. Scrivo tutti i giorni divertendomi con la parola e con quello che c’è dietro. Porto avanti il mio grande sogno e cioè quello di lavorare come editor di poesia, figura che ancora non è del tutto riconosciuta, mentre invece l’editor in narrativa è una figura professionale sdoganata e a volte supera di fama l’autore del libro a cui lavora.

Poesia è soprattutto lavorare con la parola, quanto conta ancora la parola in questo periodo storico nel suo massimo abuso telematico?

Fa tutta la differenza del mondo. Se ti guardi intorno in ogni campo della comunicazione stiamo rischiando il fondo del barile. Il ventennio di Berlusconi ha distrutto quasi interamente l’impeto culturale di questo povero Paese. Pensa alla piattezza della musica, dei testi che scrivono i ragazzi oggi. Poi se pensiamo all’editoria non ne parliamo proprio, al netto di poche realtà sane infatti, la maggior parte degli editori sono dei tipografi beceri che campano approfittando di gente che per ego smisurato pubblica idiozie pensando di essere poeti. È un tempo veramente buio per la parola.

Come può la parola umana competere o interagire con la parola dell'intelligenza artificiale?

Non c’è storia. E lo dico avendola sperimentata per gioco. Dopo averla istruita infatti restituisce solo piattume e luoghi comuni. L’intelligenza artificiale al momento è buona solo per le ricerche di scienze e poco altro.

Qual è la tua opera in cui ti riconosci di più? Ce ne vuoi parlare?

Mi riconosco solo negli autori che mi scuotono, sono pochi ma fortunatamente ancora ci sono. Mi riconosco quando qualcosa che scrivo mi fa sentire vivo, quindi ti direi la prossima poesia, la prossima silloge. “Cucina vigliacca” mi ha travolto di cose buone e cose orribili, lo ritengo già un capitolo chiuso.



La Poesia può ancora comunicare alle nuove generazioni?

Ovviamente si. La gioia negli occhi dei ragazzi quando faccio i poetry lab lo confermano. Niente è come praticare la poesia con entusiasmo.