domenica 4 maggio 2025

La poesia e l'entusiasmo

Per la rubrica: Parola ai Poeti NON Artificiali, la chiacchierata con l'autore Stefano Tarquini su questa cosa meravigliosa che è la Poesia. 


Stefano Tarquini è nato a Roma il 28 giugno 1978, e vive a Guidonia. È talent scout letterario e speaker radiofonico presso Read(y), editor di poesia presso Super Tramps Club, ideatore e conduttore del festival di poesia Argini, e del format streaming sulla poesia italiana Sourpoetry. Voce presso la band post core Palkosceniko al Neon, e la band spoken word L’Amorte. Ad agosto 2021 esce la sua prima silloge con Transeuropa “I giorni furiosi”. “Cucina vigliacca” esce ad ottobre 2024 con Giulio Perrone editore, ed è la sua seconda silloge. Inoltre si occupa di poesia a 360 gradi organizzando eventi culturali, reading e open mic praticamente ovunque, poetry lab nelle scuole, carceri e case famiglia.

Quando ti sei accorto che per te la poesia è un'importante forma di comunicazione?

Quando a 40 anni la mia vita precedente si sgretolava e un’altra prendeva forma. Non scrivevo da parecchio, mi ero dedicato di più alla musica andando a suonare in giro per tutta Italia e oltre, perdendo anche un po' di dimestichezza con questa cosa meravigliosa che è la poesia. Poi cercando di raccontare quel preciso mio momento storico è tornata come uno tsunami e non mi ha più lasciato.

Che rapporto hai con la poesia?

Meraviglioso e conflittuale. La pratico e faccio praticare ovunque, soprattutto nei laboratori che tengo con una certa frequenza ed un certo entusiasmo. Scrivo tutti i giorni divertendomi con la parola e con quello che c’è dietro. Porto avanti il mio grande sogno e cioè quello di lavorare come editor di poesia, figura che ancora non è del tutto riconosciuta, mentre invece l’editor in narrativa è una figura professionale sdoganata e a volte supera di fama l’autore del libro a cui lavora.

Poesia è soprattutto lavorare con la parola, quanto conta ancora la parola in questo periodo storico nel suo massimo abuso telematico?

Fa tutta la differenza del mondo. Se ti guardi intorno in ogni campo della comunicazione stiamo rischiando il fondo del barile. Il ventennio di Berlusconi ha distrutto quasi interamente l’impeto culturale di questo povero Paese. Pensa alla piattezza della musica, dei testi che scrivono i ragazzi oggi. Poi se pensiamo all’editoria non ne parliamo proprio, al netto di poche realtà sane infatti, la maggior parte degli editori sono dei tipografi beceri che campano approfittando di gente che per ego smisurato pubblica idiozie pensando di essere poeti. È un tempo veramente buio per la parola.

Come può la parola umana competere o interagire con la parola dell'intelligenza artificiale?

Non c’è storia. E lo dico avendola sperimentata per gioco. Dopo averla istruita infatti restituisce solo piattume e luoghi comuni. L’intelligenza artificiale al momento è buona solo per le ricerche di scienze e poco altro.

Qual è la tua opera in cui ti riconosci di più? Ce ne vuoi parlare?

Mi riconosco solo negli autori che mi scuotono, sono pochi ma fortunatamente ancora ci sono. Mi riconosco quando qualcosa che scrivo mi fa sentire vivo, quindi ti direi la prossima poesia, la prossima silloge. “Cucina vigliacca” mi ha travolto di cose buone e cose orribili, lo ritengo già un capitolo chiuso.



La Poesia può ancora comunicare alle nuove generazioni?

Ovviamente si. La gioia negli occhi dei ragazzi quando faccio i poetry lab lo confermano. Niente è come praticare la poesia con entusiasmo.









 

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