giovedì 3 novembre 2022

La mia intervista a Linda Valori


Quando il blues incontra Pasolini (2019)



Una voce potente, unica, considerata ormai da tanti anni in Italia la regina del Blues, 

o del Rhythm and Blues, Linda Valori si racconta su queste pagine anticipandoci 

qualche notizia sui nuovi progetti. 


Conosciamo e amiamo la tua voce fondamentalmente per la sua essenza Black che 

la rende quasi unica, o molto rara e particolare, nel panorama musicale nostrano 

ma  tu sei italiana, sei di San Benedetto del Tronto, come avviene la scoperta di 

queste venature Black? Quando ti sei accorta di questa voce così potente e 

particolare? 


“Io ho avuto dei genitori che sono stati e sono tuttora grandissimi ascoltatori di 

musica. Tramite loro ho avuto le prime audiocassette (date in omaggio pure sotto il 

periodo natalizio col pandoro e lo spumante!)e i primi vinili. Sono stata da sempre 

un “macinino”. Ho sempre curato l’ascolto e la riproduzione, talvolta 

inconsapevolmente, talvolta consapevolmente. Ho ascoltato di tutto… e da sempre 

faccio crossover di generi e contaminazioni grazie anche alla multiculturalità in cui 

sono cresciuta. Con il mio luogo d’origine ho un bel rapporto affettivo ma lavorativo 

quasi nullo. Diciamo che prendo di buono ciò che il posto natale mi dà (mare, 

montagna, famiglia e amici) senza avere aspettative di altro genere perché non 

spetta a me dare opportunità e valorizzare il territorio. Da piccola io rispondevo 

cantando talvolta suscitando anche un certo imbarazzo nell’interlocutore che 

provava ad interagire con me. Pure i miei pianti isterici dopo un po’ cercavo di 

intonarli ed invece di impietosire, suscitavano risate e stupore (io ero incazzata e 

basta). Ero però entusiasta e lo sono tuttora. Mi emoziono per la bella musica e 

anche per eventuali cover riproposte dall’ambiente musicale contemporaneo. Ogni 

epoca ha la sua bella musica”. 


Come i tuoi pianti da bambina, il Gospel potrebbe essere quello dell’anima; implica 

una spiritualità molto sviluppata e hai cantato davanti a tutti gli ultimi papi da 

Giovanni Paolo II in poi, ma tu che rapporto hai con la religione? E con il peccato, 

visto che il Blues, al contrario del Gospel, è considerato la musica del diavolo? 


“Guarda a prima vista potrebbe sembrare così scollegata la cosa ma invece non lo è!

Io sono molto “umana” nel senso che ho bisogno di tutti e due: Gospel e Blues. Tutti 

noi dopo peccato sentiamo bisogno di pace e redenzione ma poi con la nostra 

umanità torniamo a peccare. Se invece di distinguere i due processi {peccato e 

redenzione) li considerassimo necessari alla nostra natura? Io credo in Dio. Mi fanno 

tenerezza tutti coloro che negano una forza più grande di noi”. 


A proposito di peccato, hai dedicato un brano ad un autore che ha indagato tanto il 

peccato nei suoi scritti e ha destato scandalo in molte occasioni, sto parlando di Pasolini, 

che amiamo molto e il tuo brano si chiama Pasolini scrive che amiamo

altrettanto. Come è nata l’idea di cantare questo brano? Perché hai pensato fosse

importante parlare di lui rispetto ad altri autori?


“Io ho sempre adorato la verità in tutte le sue forme anche le più crude e non

proprio piacevoli. Pasolini è ciò. Azzittito da un sistema sordo e fallace a lui restava

solo la “lama” della sua penna ed è l’ennesima dimostrazione di come (prendi per

esempio anche Lennon) se il tuo pensiero ha qualche riscontro allora può rivelarsi

pericoloso. Ma lui avrà ancora seguito…”.


Hai cantato davanti ai papi, come dicevamo prima, a Sanremo, su tutti i palchi più

importanti a livello nazionale e internazionale, hai collaborato con i grandi nomi

della musica, hai prestato la tua voce in TV e al cinema, chissà da quanti aneddoti è

formato il tuo background. La tua arte ti ha regalato tanto, c’è qualcosa che devi

ancora realizzare?


“Io vorrei realizzare ancora molte cose e magari raccontare l’aneddoto “segreto”

che ogni artista porta nel cuore. Il 2019 sarà per me un anno di cambiamenti, mi

focalizzerò solo sulle cose musicalmente belle e sincere senza altre condizioni

intermediarie. L’album nuovo è in costruzione come altri progetti con straordinari

artisti. Ci sono persone (oltre la mia amata famiglia) che mi sostengono davvero con

amore e competenza, dunque potrà nascere solo qualcosa di bello”.


Un nuovo disco quindi che noi non vediamo l’ora di ascoltare e che probabilmente

porterai anche in concerto. Ti è capitato anche di reinterpretare Nina Simone, lei

creava una specie di elettricità con il suo pubblico, tu che rapporto hai con chi viene

a sentirti dal vivo?


“Chi viene ad ascoltare dal vivo ha tutto il mio amore e la mia gratitudine perché

non si è fermato al “sentito dire”. Credo che ai concerti ci sia un vivere (da ambedue

le parti) con sentimento il Momento. Per me è una sfida raccontare la mia

storia…ma chi sta a sentire, mi vive. Date importanti ne farò in Liechtenstein e non

solo….ma per scaramanzia teniamoci larghi…”.


Cos’è il Blues per te e cosa può dare alle nuove generazioni? Un consiglio a chi vuole

intraprendere questa strada?


“Il Blues è rispetto per le radici… del genere musicale stesso ma rispetto anche delle

nostre. Ecco che la più grande forma di rispetto per il blues è anche

contestualizzarlo. Il Blues può essere dappertutto, ma permettetemi di dire che se si

nasce sul fiume Tronto o sul fiume Po o sul Tevere… si sente ed è giusto valorizzarlo

senza scimmiottare ma “giocando” intelligentemente con la musica. Non ho un’idea di 

Blues, ma con tutto questo malessere beh il Blues potrebbe dare tantissimo ai

ragazzi e alla generazione odierna…ma vedrete che come per tutti i cicli storici, si

ripartirà da un “medioevo” sofferente per riscoprire la bellezza e la verità di essere

fragili. Ai ragazzi dico “andate e partite” e sappiate che l’incontro con altre culture ci

salverà e ci farà creare cose nuove e belle, ma dove andate portate sempre la vostra

identità”.





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